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martedì 8 gennaio 2013

L’horror è negli occhi di chi guarda. Young adult.


- Can you imagine still living in Mercury?

Trapped with a wife, and a kid, and some crappy job?

It’s like…he’s a hostage.



- Yep. We’re lucky we got out. We have lives.


Lo pensate anche voi, vero? Pubblicitarie, editor, fotografe, social media expert che scappomiaspettanoinagenzia/inredazione/sulset: questo è esattamente ciò che una donna più o meno in carriera, abbandonato il paesello natio, pensa del proprio ex rimasto in provincia.


Beh, giovani amiche, un piccolo spoiler: è esattamente ciò che la donna pensa, fino al Grande Spartiacque (di qui in poi, il GS). Non fate le gnorri, avete capito benissimo cosa intendo: la trentesima candelina.

N.B. Che poi questa faccenda della candelina, superati i vent’anni, diventa puramente metaforica. Voglio dire, fateci caso: anni compiuti e dimensioni della torta si fanno via via inversamente proporzionali. Mica perché festeggiare con un unico, bellissimo cupcake ci pare très chic: è semplicemente una scusa per sbarazzarsi dello spazio destinato alle candeline.

Comunque sia, dicevamo: il GS e l’improvviso cambio di prospettiva che esso comporta. Improvviso, irrazionale, certamente stupido. Eppure inevitabile. Il giorno prima sei felicissima del tuo monolocale in centro, del tuo lavoro pieno di prospettive, dei tuoi pasti così effortless…E si, anche della tua libertà sentimentale. Che essere single è bello: non siamo forse la generazione cresciuta a pane e Carrie Bradshow?

Peccato che all’alba del trentesimo compleanno – o allo scoccare della mezzanotte, se ha voluto festeggiare come la giovane che non è – la donna di colpo si rende conto che:
- abita in un soppalco con topaia sotto;
- ha un lavoro pagato in promesse anziché in euro;
- segue una tabella nutrizionale che va dall’aperitivo al Quattro salti in padella;
- la vera libertà di cui gode è quella offerta dai social network, che le permettono uno stalking selvaggio dell’ennesimo uomo desaparecido.

E da quel momento in poi, la vita del suo ex-amore del liceo - villetta in provincia con moglie, prole, cagnolino e lavoro fisso – non appare più alla neotrentenne come l’incubo a cui è miracolosamente scampata. Ma come il sogno da raggiungere con ogni mezzo. Umiliazioni incluse.


Per cui, scusate, ma alla luce di queste amare verità, “Young adult” sta alla commedia come Leopardi al Bagaglino.
Diablo Cody, che odi et amo et soprattutto invidio: chapeau. Tu nemmeno lo sai, ma con “Young adult” hai creato l’horror più spaventoso del 2011. Spaventoso perché apocalittico e realistico al tempo stesso. Insomma, roba che dopo la visione vi conviene mettere su “Mary Poppins”, per compensare lo sconforto.

Il film: Mavis non si strucca prima di andare a letto. Mavis fa colazione con Coca Light e sigaretta. Mavis dorme con una T-shirt di Hello Kitty. E con uomini di cui non ricorda il nome.

Mavis ha trentasette anni.

 
E se fin qui, cara lettrice, hai annuito identificandoti con passione, mi tocca deluderti: Mavis è Charlize Theron. E tu – noi – no.
Per cui ecco, preparati a lacrime di paura. Perché quando vedrai Mavis strisciare ai piedi dell’ex felicemente sposato, mettere in atto rocambolesche strategie di riconquista degne di “Cruel Intentions”, umiliarsi di fronte a compaesani ed ex compagni di liceo, solo per venire poi inevitabilmente respinta, la morale che ne trarrai sarà:
“Ma…se succede QUESTO a Charlize…cioè…allora IO…(completare la frase con scenario apocalittico personalizzato)”.

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