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lunedì 18 marzo 2013

Ho timòre che sia una cagata. Amiche da morire

Era il 1999. Io guardavo abitualmente Mtv. Mariah Carey aveva lanciato il singolo “Heartbreaker”. Io vedevo Mariah Carey, e vedevo i suoi levi’s con la cinta tagliata via. Il mio cervello faceva così: mtv, mariahcarey, levi’s, mtv, mariahcarey, levi’s, mtv, mariahcarey, marta vuoi quei jeans. E insomma, invece di fare come le persone intelligenti e vittime del consumismo, che vanno in negozio e comprano robe fatte da altri, io decisi di operare da sola. Lo feci, e il risultato furono dei pantaloni da cui allegramente spuntava la mia gettoniera. Un orrore.
Questo per dirvi che le persone fanno cazzate. Continuamente. Proprio come questo film. La trama: Olivia, Gilda e Crocetta vivono in un’isoletta siciliana, a giudicare dall’accento che tentano pessimamente di riprodurre. Olivia è sposata col bello del paese, ma teme che la cornifichi. Crocetta lavora in un tonnificio, non trova un fidanzato e porta iella. Gilda fa la prostituta, e in pratica è malvista da tutto il paese. Le tre non hanno in sostanza rapporti tra loro, sennonché, per un caso fortuito, Gilda e Crocetta assistono all’omicidio compiuto da Olivia ai danni del marito, che si scopre essere un rapinatore di banche. Le tre diventano complici, con un milione di euro da dividere e un cadavere da eliminare. Vi ho già detto che Crocetta lavora in un tonnificio, vero? Diciamo che ‘sto film vi farà passare la voglia di scatolette per un po’ di tempo.
Ovviamente, il tutto con la polizia che indaga e il paese che sparla di questa nuova, improvvisa amicizia.
Ma quali sono le cazzate che vi ho anticipato? Beh, anzitutto quella della Capotondi di accettare di recitare qui. Figlia mia, hai fatto questo gioiello qui, come hai potuto accettare un progetto simile? Che non fossi del tutto sana lo sospettavo da quando ti sei messa con Andrea Pezzi, e fosse stato il 1999, mentre io stagliuzzavo i miei jeans, t’avrei stretto la mano, ma ora, ingrassato e con una stempiatura che gli arriva ai talloni, la mano te la meriti in faccia, per svegliarti.
E poi, la Impacciatore e la Capotondi che recitano con la cadenza siciliana non si possono sentire. Viene voglia di soffocarle fortissimo con degli arancini pur di farle tacere.
Ma andiamo avanti. La frase tormentone, manco fossimo a zelig, “ho timòre”, con la o apertissima proprio come fanno i siciliani doc nelle fiction che evidentemente le attrici hanno osservato per preparare i personaggi. Ne avevamo bisogno? No.

I luoghi comuni, tanti e tanti e tanti ancora, che proprio tutti li hanno messi, io mi immagino gli sceneggiatori che controllavano: la matrona del sud cicciona che cucina, celo; la sfigata con la madre invadente, celo; le battute sulle corna col vecchio che muore trombando e tutti i maschi del paese che lo invidiano, celo; le gag tra donne sul sesso, celo; la prostituta dal buon cuore, dentro pure quella.
Una recitazione francamente discutibile, esagerata, come quando uscite con gli amici e bevete, e uno se ne passa, e lì per lì fa pure ridere, ma dopo un po’ chiedere scusa agli sconosciuti per la sua molestia diventa una rottura di palle.
Insomma, cazzate come i canditi nella cassata, per rubare una battuta del film.
Di tutto questo tre cose mi sono rimaste: 

1) La strusciata di minne casual, mossa che, se messa in atto, pare assicurare la servitù e totale capitolazione maschile. 
  
Le tette della Gerini salutano il pubblico in sala.

2) Gli scorci ambientali, col tuffo in quel mare incredibile che le protagoniste fanno verso la fine, che vi fa venire voglia di uscire di corsa dal cinema – come se non bastasse già il film in sé per questo – e andare a preparare una valigia il cui unico contenuto è un costume.

3) Le tette incredibili della Gerini. Dico davvero, guardi il film e l’unica cosa a cui riesci a pensare sono le tette della Gerini e il loro messaggio di speranza: se hanno fatto uscire delle bocce simili a una che ne era quasi sprovvista, allora può succedere tutto, magari anche che la sinistra vinca le elezioni.

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