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lunedì 9 luglio 2012

Dario è oro - part I

Da bambini si sogna parecchio, si sa.
Quando ero alle elementari, per esempio, io e le mie compagne di classe avevamo già idee ben chiare sul nostro avvenire. Per la precisione, le mie amichette si suddividevano in: quelle che da grandi volevano fare le ragazze di Non è la Rai; quelle che da grandi volevano cantare con gli 883; quelle che da grandi volevano sposare Johnny di "E' quasi magia, Johnny".

Io sognavo di conquistare Dario Argento.
Il sogno per l'esattezza aveva questa trama: io e Dario ci incontravamo casualmente in strada; Dario restava inesorabilmente irretito dal mio fascino, tanto da assumermi all'istante come protagonista del suo prossimo capolavoro; durante le riprese, il regista si innamorava di me; io e Dario ci sposavamo, magari con un Oscar a fare da testimone.

Questo sognavo, all'età di 9 anni.
E no, non ci sono mai andata da un analista.
Intuirete che oggi accetto di mettere in discussione il talento di Dario Argento quanto un iscritto a CL può mettere in discussione il diritto alla vita.
Visto che 40 anni di filmografia sarebbero troppo lunghi da ripercorrere, ci concentreremo sulle tre opere che più di tutte hanno turbato la mia psiche infantile. Profondo rosso, Suspiria, Phenomena.
Ma andiamo con ordine.

Profondo Rosso



Io ho quasi 30 anni, conosco questo film da più di 20, e tuttora al solo pensare a quella musichetta mi viene l'impulso di dormire con la luce accesa.
La musichetta in questione è il canto infantile con cui si apre questo capolavoro, e che farà da fil rouge all'intera pellicola. Rouge nel senso di rosso sangue.
Non sto qui a raccontarvi la trama, un po' perchè per questo c'è Wikipedia, e un po' perchè dai, non scherziamo. Non potete non aver visto Profondo Rosso. Dove avete vissuto finora, in una comunità Amish?
In questa sede mi limiterò a sottolineare i dettagli più agghiccianti del film - che poi sono anche i motivi che lo rendono il miglior horror italiano ever.
- La Scena dello Specchio. Segue spoiler.
Lo spettatore vede in faccia l'assassino nei primi minuti del film. Ma non se ne accorge. La telecamera ci mostra dall'inizio tutto quello che non scopriremo fino al colpo di scena finale. Ne deduciamo che: o siamo tutti coglioni noi, o Dario Argento alla regia ci sa fare. M. Night Shyamalan deve averlo visto parecchie volte, Profondo Rosso.
In ogni caso, io oggi tutte le volte che passo accanto a uno specchio ne esamino ogni angolo, perchè non si sa mai.
- La Villa del Bambino Urlante.
Ovvero, il luogo dove tutto ha inizio, quello dove flashback e investigazioni ci faranno arrivare già mezzi morti di crepacuore. In questa villa ci sono: disegni infantili di scene di morte, una finestra misteriosamente murata, musichetta inquietante in loop. In quanto a location cinematografiche che mi auguro di non visitare mai, batte anche la casa di Psycho e l'hotel di Shining messi insieme.
- Ovviamente, i Goblin.
Trovatemi una colonna sonora più Oddio-mò-che-succede-ancora. Anzi, no. Non trovatemela, perchè probabilmente sarebbe letale quanto la videocassetta di The Ring.
Dario Argento e i Goblin sono un sodalizio artistico perfetto e per fortuna ricorrente. Aggiungeteci il fatto che qui, la maggior parte delle volte che parte il main theme, partono anche close-up degli occhi dell'assassino. E praticamente le scene splatter diventano quelle più innocue dell'intero film.
- Per tutto il film ho pensato che a uccidere fosse l'amico, e invece.

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