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martedì 3 luglio 2012

Meglio bella fuori. Ovvero, Come tu mi vuoi.


Interno notte. Al centro della stanza, un tavolo con un posacenere pieno di mozziconi. Attorno, due uomini e una donna discutono veementemente. “Dobbiamo far comprare alle donne più cosmetici!” “Il signor Factor ha ragione! Infiliamo dei campioncini nelle confezioni di detersivo per pavimenti, così prima tirano a lucido casa, e poi sé stesse!” “Bravo signor Revlon! Sono d’accordo. Potremmo anche venderli vicino alla macelleria, e dir loro che i mariti avranno voglia di un altro tipo di carne, se si truccano per bene!” “IDIOTI!” “Ma signora Rubinstein…” “Vi dico io che facciamo. Chiamiamo a Hollywood, e gli diciamo di fare un film dove una brutta diventa bella e conquista amore e successo. E facciamo credere a tutte che è merito dei trucchi.” “Ma lei è un genio!” “E voi brillanti come un’eclissi totale”.

Questa è una delle spiegazioni che io mi sono data sulla nascita dei film prima & dopo. E “Come tu mi vuoi” questo è. Tra l’altro, è uno di quelli da vedere assolutamente. Giada, la protagonista, anche a detta della sua migliore amica, una bella burinotta in sovrappesso, fa “’na vita demmerda”. Studia e basta, e come se non bastasse studia pure Scienze della Comunicazione a Roma (non dovrei sputare nel piatto in cui ho mangiato). È una cozza, così la definisce Loris, amico del protagonista, non ha un fidanzato, e non c’ha una lira per cacciasse un occhio. Riccardo invece, interpretato da Vaporidis (piccola parentesi: ma come fa Vaporidis a essere credibile come figo? No, davvero, chi era il responsabile casting, Stevie Wonder?), dicevamo, Riccardo è, come dire, un coglione: esce ogni sera, scopa e non studia. Ah, e non dà gli esami, ma finge di darli e si fa sgamare dal padre, che è anche colui che gli passa la paghetta. Ve l’ho detto, un coglione. Il padre si incazza, e lo minaccia di non mandarlo a Ibiza in vacanza se non passa economia politica (ah Ricca’, comunque a Ibiza si va per l’apertura, non dopo come un qualsiasi diciottenne).
Giada invece ha bisogno di soldi, perché i suoi non riescono più a mantenerla fuori sede, così si mette a dare ripetizioni.
Lo so che ci siete arrivati. Comunque, le ripetizioni costano, e Riccardo decide di pagare ricorrendo al mestiere più vecchio del mondo, che se sei maschio si dice con un nome francese carino carino, se sei femmina si dice mignotta. Giada ci resta sotto. In più di un senso, visto che Riccardo continua a trombarla, ma di presentarla ai suoi amici non se ne parla. Giada decide di cambiare, e Fiamma, amica di Riccardo, la aiuta (Giulia Steigerwalt, ossia Fiamma, è il vero miracolo: guardate una sua foto ai tempi di “Come te nessuno mai”, e poi venitemi a dire che il prima & dopo non esiste nella realtà). Volete sapere come diventa Giada? “Ma chi, qua’a topa atomica?”, come sintetizza Loris ricorrendo al complimento più insultante, o all’insulto più lusinghiero, che io abbia mai sentito. Chè alla fine quello noi esseri umani siamo, animali, ma tutto dipende dalla specie con cui vieni catalogato. Ça va sans dire, Giada-topa ottiene molte più cose di Giada-cozza.
Già vi vedo indignati “Ehi ma questo film passa il messaggio retrogrado che una donna ha bisogno della bellezza per farsi strada nella vita!”. Ok. Mentre voi tornate a sorseggiare i vostri cocktail a base di ciclo mensile discutendo di Germaine Greer, io e il resto del mondo torniamo nella nostra dimensione, fatta di realtà e sogno, di necessario e superfluo, di pane e rose. Pane poco però, che i carboidrati ingrassano.

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