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mercoledì 20 febbraio 2013

La buona notizia: il titolo è solo un’iperbole. Noi siamo infinito.

La cattiva notizia, invece, è che anche voi potreste cedere e decidere di guardare questo film. 


Il motivo? La complessità della logica umana. Per farla breve trailer, locandina e cast sono stati plasmati apposta per far scaturire nel potenziale spettatore un flusso di coscienza di questo tipo:

Fase A: “No, vabbè…ma c’è Hermione che fa la sexy?! Non scherziamo, dai. E poi, cos’è questa locandina in stile indie for dummies? Mi ricorda tanto quei filmetti alla “Garden State”…che dio ce ne scampi e liberi! …senza contare che “Noi siamo infinito” suona assolutamente plausibile come titolo del prossimo best seller della Tamaro.
Deciso: col cazzo che me lo guardo. Un biglietto per “Die Hard”, grazie”.

Fase B: “Beh, però…mica è giusto bollare per sempre un attore solo per il suo ruolo da enfant prodige. Cioè, guarda le sorelle Olsen, Macaulay Culkin, Lindsay Lohan, Jodie Foster! E poi, se mi fossi fermata al titolo italiano, quando mai sarei andata a vedere una roba chiamata “Se mi lasci ti cancello”? Diciamocelo: anche quello della locandina è un discorso del cavolo.

Vuoi vedere che alla fine può essere un bel film…? Un biglietto per “Noi siamo infinito”, grazie!”.

Ed è così che questo film ci fotte. Ci attira in sala per senso di colpa, solo per dimostrarci che il concetto di “pregiudizio” è parecchio sottovalutato.

Due righe sulla trama: adolescente sociopatico, con un bagaglio di traumi infantili tale far leccare le labbra a Raffaele Morelli, approda alla scuola superiore. Fa amicizia con Hermione e Kevin e scopre che la vita può anche essere bella.
Non starò a commentare.
Al contrario, per punzecchiare in modo diretto il vostro spirito critico, ecco un elenco di citazioni tratte da questi 100 e più minuti di tortura:


“Il primo anno (alle superiori) non è facile, ma vedrai che troverai te stesso”.

“Amo gli Smiths! Perfetti per quando ti lasci”.

“Io non sono bulimica: sono bulimista. Io amo la bulimia!”.

“Mary Elizabeth è molto interessante, perché è buddista e punk”.

“Mi sento infinito”.

“Accettiamo l’amore che pensiamo di meritare”. Nota: questo è il pezzo forte, lo ripetono più volte.

“E’ quasi il nostro secondo anniversario settimanale!”.

“Sono andata a letto con ragazzi che mi trattavano da schifo e mi facevo di brutto”. Nota: ma sei Hermione, cristo santissimo!

“Non possiamo scegliere da dove arriviamo, ma possiamo scegliere da dove andare da lì in poi”.

Nella diapositiva: una ricercata metafora della libertà.

Che dire, se avete continuato a leggere fin qui dovete avere davvero un gran pelo sullo stomaco. Ma tranquilli, ora vi dò il colpo di grazia: i tre protagonisti, tanto indie e tanto sofisticati in materia musicale, sentono una canzone alla radio durante una memorabile serata che cementerà per sempre la loro amicizia bla bla bla. La canzone è molto bella, ma nessuno di loro la conosce. E ci mettono un’ora e mezza di film – equivalente a un intero anno scolastico – per risalire a nome e autore del pezzo.

Si trattava di “Heroes”.

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