Il
giorno in cui lo hanno costretto ad abiurare, non deve essere stato il più
divertente per Galileo. Poi vabbè, lui aveva ragione, la Chiesa – strano eh –
torto e quindi la sua soddisfazione in qualche modo se l’è presa. Ma nel
momento in cui era lì, davanti agli inquisitori, a rinnegare quello in cui
credeva fermamente, deve essersi sentito davvero di merda.
Un
po’ come me l’altra sera dopo aver visto “Warm Bodies”. Io amo gli zombie, l’ho
già detto più volte. E ho anche detto che, se ci infili un morto vivente, non può
uscirti un brutto film. Ecco. Sbagliavo. Dio mio, non riesco manco a dirlo che
fa… fa sch…
E
io, ‘sto film, lo aspettavo come i tamarri aspettano il luna park, come le
nonne aspettano Michele Cucuzza al pomeriggio, come in carcere aspettano
Corona.
Ma
andiamo con ordine. R, il protagonista, è uno zombie. Vive in aeroporto con i
suoi simili, cerca cibo e deambula. Tutto normale. Tranne per il fatto che
pensa un sacco. Lo so, gli zombie non hanno cervello. Ma anche molti uomini,
quindi la storia è ancora plausibile.
Durante
una battuta di caccia, incontra – e salva– Julie, un’umana. Perché lo fa?
Perché ha mangiato il cervello del suo ragazzo, con dentro i suoi ricordi, e
appena la vede sente qualcosa per lei. Questo sentimento si rivela, manco a
dirlo, reciproco, e l’amore, che evidentemente è più potente di un
defibrillatore, fa “rianimare” gli zombie. Quindi R e Julie cercano di
convincere le opposte fazioni a collaborare, e a unirsi nella guerra contro gli
ossuti, che sono degli zombie magri come Anna Wintour e che mangiano qualsiasi
cosa abbia un cuore che batte, come Anna Wintour.
Bravi:
R e Julie, appartenenti a due schieramenti contrapposti, che si innamorano.
Romeo e Giulietta. C’è pure una scena ambientata su un balcone. Voi ora vi starete
chiedendo “perché dice che è una m.. m..?”. No, scusate, non ci riesco.
Non
è per l’assenza di accuratezza scientifica, sebbene, appena uscite dalla sala,
l’altro cervello del blog abbia dichiarato “Un
sentito ringraziamento agli sceneggiatori di Warm Bodies. Ero così presa a
contare tutte le cialtronate scientifiche che ci ho messo quasi un'ora a
realizzare che hey, questo film è una merda!”. Voglio dire, io credo ancora che
quello che succede nei chick flick possa accadere anche nella vita vera, cosa
volete che sia per me un cuore morto da anni che riprende a battere?
È che è proprio fatto male. Lento.
Senza ritmo. E soprattutto NON FA PAURA. Mai. Manco una volta. Io capisco la
storia d’amore, ma porca miseria sono zombie! Almeno un micro-salto sulla sedia
fammelo fare. Uno, che ti costa signor regista?
E a
quel punto, anche le cose che magari potrebbero salvarsi scivolano via come i
perizomi durante le sere d’estate. Scivola via la colonna sonora piacevolmente
retro. Scivola via il protagonista, Nicholas Hoult, che non me ne fotte nulla
che lo abbiate visto in Skins, perché è molto più importante che lo abbiate
visto in “About a boy”, e che quindi sia l’ennesima dimostrazione che sì, il
prima & dopo ESISTE DAVVERO.
Scivola via la conferma a dei sospetti che
nutro da sempre, e cioè che Keira Knightley sia uno zombie: hanno lo stesso
peso, ma soprattutto la stessa mascella in fuorigioco. Rimane solo ‘sta specie
di Twilight con un mostro diverso, che non aggiunge nulla né all’horror, né al
chick flick.
Però
una particolarità unica “Warm Bodies” ce l’ha: vi zombizzerà. Perché mentre il
Tristo Mietitore abbandona il muscolo cardiaco degli zombie sullo schermo, a
voi, seduti di fronte a quello stesso schermo, verrà la morte nel cuore. E nei
testicoli.
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