Milano,
una mattina qualsiasi di metà febbraio.
Tra
me e la fermata della metro si frappongono negozi di varia natura: il solito
bar, il solito tabaccaio, la solita cartoleria.
Ma
oggi mi accorgo che il loro aspetto è cambiato: tutte le vetrine, un tempo più o
meno sobrie, sono state invase da torte a forma di cuore, peluche a forma di
cuore, oggettini dallo scopo incerto. Ma di certo a forma di cuore.
È
fatta, penso: approfittando del temporaneo vuoto di potere, Tiffany Young ha
preso il comando del Belpaese. Un colpo di stato e via: condannati per sempre a
una vita rosa shocking.
Ma
mi sbaglio. Avete presente quelle scene in cui il protagonista del film scopre qualcosa
di fondamentale, attraverso un’escalation di drammatici close-up? Ecco, è così
che metto a fuoco la scritta sull’ennesima vetrina: SAN VALENTINO. In
effetti, l’unico evento in grado di scatenare una simile epidemia di romanticismo
e cattivo gusto.
Che
diamine, sarebbe stata meglio Tiffany.
Capiamoci:
non c’è nulla di male nell’esternare il proprio amore. Finché questa
esternazione si consuma a porte chiuse, con una certa qual pudica grazia. E in
definitiva, lontano dagli occhi di chi, il 14 Febbraio, lo passerà in compagnia
del proprio gatto.
Ma
quest’anno, cari/e single per scelta di terzi, vi propongo un piano perfetto
per sopravvivere a San Valentino. E intendo sopravvivere senza regalare ai
produttori di superalcolici e Nutella il 70% del loro incasso annuale.
Pensateci:
il sentimento più lontano dall’amore, nei fatti, non è il disprezzo. È la
paura. Per cui niente di meglio che immergersi in una maratona horror, per scongiurare
la tristezza da solitudine. Ve
lo assicuro: dopo queste visioni, il prossimo non vi apparirà più come
potenziale metà della vostra mela. Ma piuttosto come potenziale adepto di
Satana e/o untore di morbi deturpanti. E se il 14 febbraio deciderete di
chiudervi in casa, sarà solo per installare telecamere di sicurezza (una per
mq), sigillare porte e finestre e contattare un prete compiacente, che vi
anticipi la benedizione pasquale.
American Horror Story - Asylum
Io, con l’ultima puntata, ho pianto. E non perché mi commuova vedere corpi umani squartati e suore ninfomani. Ma perché Asylum gronda tanto sangue quanto pessimismo.
Io, con l’ultima puntata, ho pianto. E non perché mi commuova vedere corpi umani squartati e suore ninfomani. Ma perché Asylum gronda tanto sangue quanto pessimismo.
Insomma,
puntata dopo puntata, vi ritroverete a canticchiare “L’impresa eccezionale è
essere normale”. Esemplare in tal senso è il personaggio di Sister Jude,
splendidamente interpretato da Jessica Lange. Se nelle prime puntate di Asylum,
infatti, Jude ci si presenta come la sadica manager di Briarcliff, presto la
ritroveremo nell’insospettabile ruolo di paziente, vittima della sua stessa
creatura.
E
non sorprende che, nonostante il climax di possessioni demoniache e rapimenti
alieni, siano proprio le parole di Sister Jude a svelarci la vera morale di
Asylum: “All monsters are human”.
Hi there! |
Invece
nulla: ingenuamente, l’ho guardato aspettandomi la solita minchiata. Alla fine
del film mi sono così ritrovata preda di attacchi di ansia, ipocondria e voglia
di abbracciare la mamma. Cosa abbia di speciale “The Bay” è difficile
definirlo: sulla carta effettivamente è solo l’ennesimo mockumentary che
racconta il diffondersi, in una cittadina del Maryland, del morbo Serbelloni
Mazzanti Viendalmare – ché il nome latino non lo ricordo, ma ricordo benissimo
che la magagna arriva dall’acqua.
Solo
che la faccenda è messa giù in modo talmente realistico e talmente ansiogeno
che vi sembrerà di essere lì a soffrire con i poveracci infetti. E soprattutto
scoprirete di avere parecchie bolle sospette sul corpo.
The Following
Una
serie di cui, se avete tutti i sensi a posto, avrete già letto
e sentito parecchio. Io sono qui per confermarvi che sì, per una volta i vostri
amici non vi hanno detto una cazzata: tutti quegli status/tweet/post entusiasti
riguardo The Following hanno la loro ragion d’essere.
Ucciderai per me perché sono bello. |
Se
l’obiettivo di questa maratona anti-San Valentino è quello di arrivare a
benedire la solitudine, forse sarà proprio questa serie a convincervi
definitivamente di essere dei privilegiati. In sintesi: non fidatevi di
nessuno, perché ci sono ottime probabilità che chiunque intorno a voi sia in
combutta con un serial killer. Un serial killer catturato, condannato,
imprigionato e fatto oggetto di culto da gente pazza che, dall’esterno, uccide
per lui. Ma tranquilli: Kavin Bacon si sta dando parecchio da fare al riguardo.
Certo,
molto spesso si attiva quando ormai vi hanno già cavato entrambi gli occhi ma
hey, non mettetegli troppa pressione.
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