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martedì 24 luglio 2012

La dieta iperproteica fa male. Zombi.


Ogni volta che penso al modo in cui potrei suicidarmi, faccio sempre le stesse considerazioni: la lametta no, mi fa impressione; il colpo in testa neppure, non avrei il coraggio di premere il grilletto; gas no, non voglio uccidere anche altri; impiccarsi neanche, già devo morire, almeno che sia semplice e rapido; l’unica sarebbero i barbiturici, così me ne andrei nel sonno. Ora. Io non sono pazza. Ma, ogni volta che vedo uno zombi-movie, mi identifico nei protagonisti, e siccome so che non potrei mai affrontare l’ansia, tutto quel sudore e la fatica di fuggire – per andare dove poi, visto che tutto il mondo è infetto – ogni volta rifletto su come la farei finita. Dato che qui parliamo del capolavoro totale degli zombi-movie, immaginate il mio istinto di sopravvivenza che alza le braccia, mentre il cervello inizia a vagliare le farmacie compiacenti. Perché gli zombi hanno una fame che solo una donna può capire: pensate di fare la prima fase della Dukan da quando siete nate, e che a un certo punto il vostro metabolismo inizi a bruciare qualsiasi cosa – qualsiasi – e voi vi ritroviate a passeggiare in un mondo fatto di carboidrati. Ecco.
Signori. Zombi di Romero mi commuove per la sua bellezza. Qua non siamo più nel campo dell’horror, qua volteggiamo proprio nei massimi sistemi. Tra le correnti filosofiche del ‘900 dovrebbe esserci il Romerismo. Prima due parole sulla trama: per un motivo a noi sconosciuto, i morti tornano sulla terra come zombi. E sono un casino. I 4 protagonisti – un’assistente di studio, un pilota di elicotteri e 2 SWAT che le circostanze portano a far gruppo – decidono di fuggire a bordo dell’elicottero. Nel cercare rifornimenti, capitano in un centro commerciale infestato da zombi.
“I have this device, or conceit, where something happens in the world and I can say, 'Ooo, I'll talk about that, and I can throw zombies in it! And get it made!'”. Capite il genio del Maestro? Qui non si tratta più di farci fare un salto sulla sedia, ma di far fare un salto al nostro cervello. Perché Romero ne ha per tutti. Ce l’ha con la fede e i culti (v. il dibattito con cui inizia il film, o i latinos che non vogliono consegnare i morti a causa dei loro riti di sepoltura o lo zombi-hare krishna); ce l’ha con i media (il capo del network vuole che i dipendenti continuino a fare servizi a scapito della loro sicurezza); ce l’ha con le forze armate; con l’americano medio (guardate la scena in cui dei redneck sparano agli zombi come se fossero lattine di birra su uno steccato).
Ma soprattutto ce l’ha con capitalismo e consumismo: gli zombi tornano nel centro commerciale perché, come dice uno dei protagonisti, per loro quel luogo era importante. Gli zombi non hanno cervello. Eppure sentono l’impulso all’acquisto. In pratica ci dice, e manco troppo tra le righe, che siamo zombi anche da vivi. Ma il genio continua: usare la musichetta-carillon dei centri commerciali mentre ci fa vedere i morti viventi che divorano i corpi (per inciso, la musica è curata dai Goblin e Dario Argento, mica cazzi); mostrare come gli zombi siano candidati perfetti per i Darwin Awards (minuto 28 della extended version, che è quella che dovete assolutamente procurarvi); scritturare Billy Corgan prima ancora degli autori di Super Vicky (minuto 29:09) (Billy è del 1967, il film del 1978. Lo dico così evitiamo commenti scemi).
La cosa più stupefacente, per come la vedo io, è che i mostri principali del genere horror, ossia zombi e vampiri, altro non sono che degenerazioni di sistemi politici: una massa ignorante che pensa solo a soddisfare i suoi istinti in un caso, e i pochi fortunati che campano sulle spalle del popolo nell’altro. E in Zombi la critica socio-culturale è persino più feroce dei mostri stessi.
Purtroppo gli studios non hanno lasciato girare al Maestro il finale che aveva in mente (lo trovate su wiki), di un nichilismo tale da far sembrare Nietzsche il figlio di Heidi e Tonino Guerra. Ma non mi lamento. Sarebbe come snobbare la Gioconda perché non vi piace la cornice.
Guardatelo. E poi ditemi se siete team-gas o team-lametta.

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