Che cos’è che vogliamo?
SLEIGH BELLS E LOUBOUTINS!
E quando le vogliamo?
GIà NEI TITOLI DI TESTA!
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Ah, Sofia.
Sofia Sofia Sofia. (E qui l’autrice scuote il capo fissando il pavimento, NdR)
Sofia mia, se in questo momento mi trovassi davanti
a te, il discorso che mi uscirebbe di bocca sarebbe pari pari il testo di
“Bella senz’anima”.
Oppure no, pensandoci meglio. Che non sia proprio
io a darti l’idea di farne una cover electro-indie: Casablancas al posto di
Cocciante, sullo schermo un’adolescente che si siede su quella seggiola e poi si
spoglia come sa fare lei e via, anche per il prossimo film siamo a posto.
Sofia. Di cosa ci parla Cocciante?
Della fine di un amore. E come finisce un amore? Nei tuoi film, con uno sguardo che si posa annoiato sullo skyline di Tokyo con gli Air in sottofondo. Ma d’altra parte i tuoi film sono solo un insieme di pretenziose puttanate. E quindi ora te lo spiego io, come finisce un amore nella vita reale. C’è Cocciante, ovvero io, che si innamora. Della Bella Senz’Anima, che poi saresti tu. Ti vedevo anche bella, capisci? L’amore è irrazionale, si sa. Specie se ci si innamora in così giovane età: a 15 anni, dammi una Lux Lisbon, una cameretta frou frou e una “Playground Love” e sarò tua per sempre.
Poi però si cresce, Sofì.
E allora inizia la seconda fase: all’ ”Amore è cieco” subentra il “Sì, potrebbe in effetti essere una cagna maledetta…però cambierà”. Il che si traduce, negli anni, in indulgenti recensioni tipo:
- Beh,
Bill Murrey era straordinario! E poi che tocco di classe, quel “Sometimes”
sotto la pioggia, eh? (2003)
- Ma dai,
le All Stars tra le scarpette di Marie Antoinette! Cioè, hai capito che
anacronismo pregno di significato? Ci sta dicendo che tutti gli adolescenti
della storia si trovano ad affrontare gli stessi identici problemi, che vivano
nella Versailles del ‘700 o nella Scampia degli anni zero! (2006)
- Eh…insomma…dai, alla fine…Ten decisions shape your life, you’ll be aware of five about. (2010)
Ora. Persino una Bella Senz’Anima, se minimamente furba, arriva a capire
il concetto di “Do ut des”: io ho dato, Sofia. Per tutti questi anni, ho dato
soldi, pazienza, comprensione e persino cecità fasulla davanti a certe scene
che lasciamo perdere o mi prudono le mani.
Nella
diapositiva, un esempio di scena che fa prudere le mani.
E veniamo a te: non era forse arrivato il
momento di darci un bel film?
Ho detto “Bello”? Chiedo scusa, ho esagerato.
Facciamo “Decente”? “Sensato”? “Con una minchia di qualsivoglia trama”?
No. Dopo mesi di hype, tu ti ripresenti con
“The Bling Ring”.
Ovvero, un trailer smarmellato su 90 minuti. 90
minuti di Miu Miu, Chanel, Louboutine, furti, Paris Hilton, una mezza pole
dance, adolescenti borghesi che sniffano cocaina per manifestare il proprio
senso di disagio verso una società superficiale e priva di punti di
riferimentoCRISTO.
E no, sulla recitazione di Hermione non
sprecherò una parola.
"Niente, eh? Vabbè stellì, famo così:
inventate qualcosa con 'sto palo
e ce ne andiamo tutti a casa, su."
Mettiamola così: “The Bling Ring” è un porno.
E se chiedete a uomo di recensire un porno,
probabilmente l’unico commento che otterrete sarà “Beh, ha funzionato”.
“The Bling Ring” è la stessa cosa, esiste
solo ed esclusivamente per funzionare.
Ho voglia di comprarmi un paio di scarpette, dopo la visione? Si, cazzo, si!
Anche due! Anzi, voglio entrare di straforo in casa della Ferragni e fare
razzie! E si, lo so, la Ferragni è quello che è. Ma in Italia questo passa il
convento.
Però, Sofia, questa è pornografia. L’amore è
un’altra cosa.
E da Cocciante è un attimo che passiamo a Masini: per questo ti saluto, Bella Stronza. |