1,618
è un numero che indica una proporzione, comunemente detta “proporzione divina”,
perché in natura si trova in talmente tanti casi che sembra quasi che dietro ci
sia la mano di un essere superiore. Imparatelo, perché lo ripeterete spesso
durante la visione di “Crazy, stupid, love”.
Perché
“Crazy, stupid, love” è un film che, ovviamente, parla d’amore. Con Ryan
Gosling. RYAN GOSLING.
Bravi,
vedo che avete capito il nesso. Ora, io credo che Dio o chi per lui, quando si
è messo a fabbricare Ryanuccio, abbia chiamato Einstein, Majorana e Nash, perché
quella proporzione gli è uscita così bene che non può aver fatto tutto da solo.
Per capire la mia reazione quando lo vedo, guardate qui e immaginate
Ryan al posto dello scoiattolo.
Comunque,
passiamo al film. Steve Carrell, il protagonista, ha una bella famiglia con la
bella Julianne Moore, un bel lavoro, una bella casetta. Il classico americano
da sobborgo insomma. Un giorno lei si rompe le palle, lo tradisce e chiede il
divorzio. Quindi Steve, aka Cal, torna sul mercato. Cioè, ci prova. Perché Cal
è tremendo, elegante quanto un centrino all’uncinetto sulla spalliera di un
divano e incapace di flirtare. E qui entra in campo Sua Fighezza Reale. Che lo
incontra in un bar, prova pena e decide di istruirlo e fargli riacquistare il
suo mojo. Perché Ryan, ovviamente, è un esperto del gentil sesso. Tanta
pratica. Fino a quando non incontra Hannah, che incarna il sogno di ogni donna,
ossia essere “Quella che lo cambia”, quella additata nelle conversazioni tra
donne come “puttana maledetta perché lei sì e noi no”, quella che prima di lei
era una testa di cazzo di proporzioni elefantiache e ora le compra gli
assorbenti al supermercato mentre accarezza gattini guardando foto di neonati.
Insomma, nel film seguiamo le evoluzioni comportamentali di Cal e Ryan.
Quando,
circa al minuto 01:08:41 vedrete il torace di Ryan in tutto il suo tramortente,
sfacciatissimo, devastante splendore (non lo guardate adesso! Non guardate vi
dico, che sennò smetterete di fare qualunque cosa stiate facendo, e se state
reggendo la mano di una persona sospesa da un cornicione o montando la maionese
non sarà bello), dicevo in quel momento sentirete un violento singhiozzare. Non
vi preoccupate, è normale, è solo la vostra vagina che si dispera perché si
rende conto che purtroppo non avrà mai a che fare con quell’uomo. Calmatela
spiegandole che singhiozzare rumorosamente è molto meno charmant che farsi rotolare
le lacrime sulle guance in silenzio, e riprendete la visione.
Se
non ritenete Gosling un motivo sufficiente per guardare il film perché siete
come quelle persone tristi che nascondono le rivistacce porno dentro “Confidenze”
e avete bisogno di una giustificazione al provare piacere, vi do qualche altro
motivo:
-
È un film che piace anche ai maschi. L’ho
testato per voi, e state tranquille che, seduti accanto a voi sul divano,
vedranno tutto il film senza provare il potente desiderio di percuotervi a morte
col vostro thermos di Hello Kitty.
-
Fa ridere. E ridere è importante, perché quando
torni a casa la sera distrutto e con la voglia di svagarti, non dici “Toh,
fammi vedere Dogville che me faccio du’ risate”. Non fraintendetemi, Dogville è
bellissimo, ma è più per quei momenti tipo “fammi godere vedendo cosa farei a
quella troia che ci prova col mio ragazzo se solo vivessimo in uno di quei
paesi illuminati dove l’omicidio viene punito con un ganascino”.
-
Le prove degli attori. Tutti, da Carrell, alla
Moore, alla Tomei, interpreSCOIATTOLO!
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