Interno
notte. Al centro della stanza, un tavolo con un posacenere pieno di mozziconi.
Attorno, due uomini e una donna discutono veementemente. “Dobbiamo far comprare
alle donne più cosmetici!” “Il signor Factor ha ragione! Infiliamo dei
campioncini nelle confezioni di detersivo per pavimenti, così prima tirano a
lucido casa, e poi sé stesse!” “Bravo signor Revlon! Sono d’accordo. Potremmo
anche venderli vicino alla macelleria, e dir loro che i mariti avranno voglia
di un altro tipo di carne, se si truccano per bene!” “IDIOTI!” “Ma signora
Rubinstein…” “Vi dico io che facciamo. Chiamiamo a Hollywood, e gli diciamo di
fare un film dove una brutta diventa bella e conquista amore e successo. E
facciamo credere a tutte che è merito dei trucchi.” “Ma lei è un genio!” “E voi
brillanti come un’eclissi totale”.
Questa
è una delle spiegazioni che io mi sono data sulla nascita dei film prima &
dopo. E “Come tu mi vuoi” questo è. Tra l’altro, è uno di quelli da vedere assolutamente.
Giada, la protagonista, anche a detta della sua migliore amica, una bella
burinotta in sovrappesso, fa “’na vita demmerda”. Studia e basta, e come se non
bastasse studia pure Scienze della Comunicazione a Roma (non dovrei sputare nel
piatto in cui ho mangiato). È una cozza, così la definisce Loris, amico del
protagonista, non ha un fidanzato, e non c’ha una lira per cacciasse un occhio.
Riccardo invece, interpretato da Vaporidis (piccola parentesi: ma come fa
Vaporidis a essere credibile come figo? No, davvero, chi era il responsabile
casting, Stevie Wonder?), dicevamo, Riccardo è, come dire, un coglione: esce
ogni sera, scopa e non studia. Ah, e non dà gli esami, ma finge di darli e si
fa sgamare dal padre, che è anche colui che gli passa la paghetta. Ve l’ho
detto, un coglione. Il padre si incazza, e lo minaccia di non mandarlo a Ibiza
in vacanza se non passa economia politica (ah Ricca’, comunque a Ibiza si va
per l’apertura, non dopo come un qualsiasi diciottenne).
Giada
invece ha bisogno di soldi, perché i suoi non riescono più a mantenerla fuori
sede, così si mette a dare ripetizioni.
Lo
so che ci siete arrivati. Comunque, le ripetizioni costano, e Riccardo decide
di pagare ricorrendo al mestiere più vecchio del mondo, che se sei maschio si
dice con un nome francese carino carino, se sei femmina si dice mignotta. Giada
ci resta sotto. In più di un senso, visto che Riccardo continua a trombarla, ma
di presentarla ai suoi amici non se ne parla. Giada decide di cambiare, e
Fiamma, amica di Riccardo, la aiuta (Giulia Steigerwalt, ossia Fiamma, è il
vero miracolo: guardate una sua foto ai tempi di “Come te nessuno mai”, e poi
venitemi a dire che il prima & dopo non esiste nella realtà). Volete sapere
come diventa Giada? “Ma chi, qua’a topa atomica?”, come sintetizza Loris
ricorrendo al complimento più insultante, o all’insulto più lusinghiero, che io
abbia mai sentito. Chè alla fine quello noi esseri umani siamo, animali, ma
tutto dipende dalla specie con cui vieni catalogato. Ça va sans dire, Giada-topa
ottiene molte più cose di Giada-cozza.
Già
vi vedo indignati “Ehi ma questo film passa il messaggio retrogrado che una
donna ha bisogno della bellezza per farsi strada nella vita!”. Ok. Mentre voi
tornate a sorseggiare i vostri cocktail a base di ciclo mensile discutendo di Germaine
Greer, io e il resto del mondo torniamo nella nostra dimensione, fatta di
realtà e sogno, di necessario e superfluo, di pane e rose. Pane poco però, che
i carboidrati ingrassano.
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