Che il liceo sia quel lasso di tempo scandito da una serie infinita di
traumi lo sappiamo, oltre che dai film americani, perché ci siamo passati tutti.
Il mio primo giorno di ginnasio mi scambiarono per un maschio. Va detto che
all’epoca ero un incrocio tra E.T. e Valderrama, con altezza, fisico e felpe
del primo, e capelli del secondo.
Poi per fortuna a noi ragazze accade l’adolescenza, che fa quello che
la tettonica a zolle fece alla Pangea, ossia separa le tette dalla pancia e il
culo dalle ginocchia, e a quel punto forse la vita non ci sorride, ma se non
altro non ci guarda imbarazzata dal suo armadietto vicino all’aula di chimica. Perché
siamo diventate sdraiabili. E quella scossetta che si sente quando ti accorgi di
essere diventata figa e di piacere a qualcuno è la droga più potente del
pianeta. Che gli sceneggiatori hanno sapientemente sintetizzato nei chick flick
“Prima & Dopo”. La base è immutabile: la protagonista racchia diventa bella,
e da lì prendono il via una serie di eventi.
Dite che è banale e semplicistico? Ma perché io devo iniziare la
giornata insultandovi? È aspirazionale. A me il prima & dopo mi riempie di
speranza. Mi fa credere che un giorno risolveremo il problema della fame nel
mondo e che inventeremo il teletrasporto. Ogni volta che vedo “Il diavolo veste
Prada”, quando la macchina da presa inquadra Andy, la protagonista, dalla punta
dei meravigliosi stivali a quella frangetta perfettamente tagliata, io arrivo a
pensare addirittura che magari – magari – un giorno per un abito di Miu Miu non
sarà necessaria un’ipoteca.
Dite che non è credibile perché quella che in tempo-donna è una
trasformazione di anni, in tempo-CF va dall’oggi al domani? Ok. Quindi? Non
sarebbe la figata della vita andare a dormire roito e svegliarsi topa
semplicemente facendo una ceretta, due maschere al viso e mettendo le lenti a
contatto? Non succede nella realtà, me lo volete togliere pure dai CF? Ma tu
guarda questi, oh.
Dite che il prima & dopo non è un vero cambiamento perché le
protagoniste non sono mai delle brutte vere? Sì, qui avete un po’ ragione. Sono
sempre delle fighe in incognito, delle Carmen Sandiego della bellezza, che ti
portano a dubitare fortissimamente delle capacità professionali dell’oculista del
protagonista. Però la produzione di un film dura qualche settimana, non 5 anni,
suvvia.
Dite che sono sempre magre? Ovvio. I denti storti si curano. Il culo
grosso no, sennò sarebbero dei “prima & dopo Lourdes”.
Ora però vi dico io qualcosa:
-“Il diavolo veste Prada”, che se esistesse una Walk of Fame dei prima
& dopo, avrebbe la stella più grande. Quei vestiti. Mado’ quei vestiti. E
quella sequenza iniziale meriterebbe l’oscar da sola.
-“Come tu mi vuoi”, una gemma italica, ambientata niente popò di meno
che nella facoltà di Scienze della Comunicazione, permettendo quindi la più
diffusa identificazione nella protagonista che si sia mai avuta dalla nascita
del cinema ai giorni nostri.
-“Kiss me”, anche se lei a parer mio è figa pure nel prima. Qui siamo
in un liceo, con un prom (il ballo di fine anno scolastico) di mezzo. Lo state
già scaricando, vero?
-“L’uomo perfetto”, sempre dall’Italia e ambientato nel mondo delle
agenzie di pubblicità. Qui la metamorfosi è maschile, ed è Scamarcio. Lo state
già scaricando, vero?
-“Carrie lo sguardo di Satana”, l’altra faccia del prom. Sì, lo so, è
un horror. Qualcosa da ridire?
-“Sabrina”. E Billy Wilder sarebbe fiero di essere in questo elenco.
-“Giù le mani da mia figlia”, che incarna l’incubo di ogni padre,
ossia ritrovarsi una figlia figa, sapendo in prima persona fino a che punto può
spingersi un maschio pur di fare sesso.
Questi sono un’ottima base. E ora scusatemi, la mia maschera al miele
mi sta aspettando.
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