Se
Suor Maria Von Trapp avesse visto “Sixteen Candles. Un compleanno da
ricordare”, non avrebbe mai cinguettato amabilmente che 15 anni, quasi 16, è la
più bella età.
In
questo capolavoro di John Hughes – che per quanto ci riguarda sta ai chick
flicks come Dio sta alla Bibbia, in sostanza ha inventato il genere –
incontriamo Samantha, detta Sam, proprio nel giorno fatidico in cui compie 16
anni. Sam è normale: non è una Figa Che Non Ti Aspetti, non è la classica
ragazza che si toglie gli occhiali e diventa Miss Universo, via l’apparecchio
ed ecco Jenna Jameson. Sam è noi: è carina, probabilmente anche a lei viene il
brufolo sul mento con il ciclo, e quando piove i capelli le diventano crespi. Quella
bellezza che a ogni dettaglio che noti guadagna punti, come per i premi dei
benzinai.
Il
giorno del suo compleanno tutti pensano al matrimonio di sua sorella, e nessuno
le fa gli auguri, nemmeno la madre. Avesse almeno una vita amorosa piena e
appagante. E no, perché a Sam non piace un figo, ma IL figo, Jake: bello,
ricco, nemmeno tanto scemo e fuorissimo portata. E che sta con una la cui
stronzaggine è direttamente proporzionale alle tette e alla biondezza. Samantha
ha anche uno spasimante, uno sfigato del primo anno che naturalmente non le
piace, perché quando mai a 16 anni è il ragazzo giusto a venirti dietro?
Comunque
lei quel giorno fa uno di quei test intelligenti che girano in classe, con
domande esistenziali come “chi ti faresti”. Lei risponde, e Jake intercetta il
foglio. Qui avviene il miracolo che non succede mai nella vita reale: lui la
nota. E inizia a fare domande in giro manco fosse un centralinista della Doxa,
chiede pure allo sfigato del primo anno, che gli fa capire che grande cuore
abbia Sam con un discorso sulle mutande. E questo film conferma che per avere
certi elogi da un uomo, quelle te le devi sfilare.
Arriviamo
a una festa. E qui ci fermiamo perché non vogliamo dirvi come va a finire,
anche se il fatto che si intitoli “Un compleanno da ricordare” e non “Un
compleanno demmerda” qualcosa vorrà dire.
Guardatevelo,
perché merita come poco altro. Zittite chi vi squadra dall’alto in basso
dicendo che è un film da femmine rispondendo “Oh! Ma non lo sai? È stato
praticamente il debutto di John Cusack!” (“Tu che ancora te la meni con le
classifiche di “Alta Fedeltà””. Ma questo pensatelo e basta). E guardatevelo
perché così, la prossima volta che vedrete un red carpet dove si aggirano
attori che frequentano “showgirl” italiane per confermare la propria omosessualità,
pure voi potrete disperarvi uggiolando perché Michael Schoeffling, l’interprete di Jake, ci ha abbandonato e si è messo
a fare il falegname.
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